COMPORTAMENTO:

  • La Storia...
  • Il Comportamento
  • Il Carattere
  • La comunicazione
  • Lo Stress
  • Curiosità...
  • Concludendo...
  • Nota dell' Autore
  • Un ringraziamento...

La storia nel rapporto uomo - cane:

Il cane vive con l’uomo da molti millenni ed ha avuto modo, attraverso una lenta evoluzione della società umana, di adattarsi alle sue numerose esigenze. Si è adattato così bene da divenire un suo prezioso collaboratore come cane da caccia, da guardia, difesa e recentemente anche come cane da soccorso nella sua preziosa collaborazione con la Protezione Civile per non parlare dei cani impegnati nella Pet Teraphy.
Negli ultimi cinquanta anni le condizioni di vita dell’uomo sono cambiate e così anche il rapporto col cane e spetta all’uomo imparare a conoscere il suo fedele compagno di vita, i suoi comportamenti, il modo di comunicare eliminando la tendenza a renderlo simile all’uomo nel suo comportamento.
Fino a poco tempo fa solo i cani di piccola taglia vivevano con l’uomo al fine di fargli compagnia, i cosiddetti “cani da grembo” mentre per gli altri, quelli da caccia, da pastore ed i molossoidi (anche se frequentavano la casa) erano impiegati esclusivamente per il lavoro.
L’urbanizzazione e il desiderio d’originalità hanno inciso sui nostri gusti cinofili, e di conseguenza anche sui comportamenti dei nostri amici a quattro zampe che, anche se a fatica, cercano di adattarsi: vediamo cani da caccia passeggiare in città così come cani da slitta.
Per queste nuove esigenze l’uomo ha selezionato, negli ultimi cento anni, tante razze diverse nell’aspetto e nel comportamento dal loro antenato lupo;di conseguenza tante sono state le ripercussioni nei rapporti tra cane e cane e tra cane e padrone.

Comportamento e psicologia del cane:

Nella metà degli anni “70 s’intuì che molti elementi teorici della psicologia potevano essere utili  per lo sviluppo di metodologie e tecniche di addestramento, si vide che attraverso lo studio del comportamento non istintivo era più facile capire l’apprendimento del cane.
Alcuni atteggiamenti del cane sono definiti “intelligenti” (termine riferibile però all’uomo) perché soddisfano le attese umane; in realtà sono l’espressione di una o più doti caratteriali del cane, che per pura combinazione si traducono in un comportamento sociale.
La conoscenza della psicologia canina ci permette di capire sia i motivi di un certo atteggiamento, ma anche se questo si ripeterà o no ed in quali condizioni.
La scienza che studia il comportamento degli animali selvatici, l’etologia, si occupa principalmente degli animali che vivono in libertà e che devono provvedere alla propria sopravvivenza ed a quella dei soggetti della propria specie. L’etologia si occupa dello studio del comportamento atavico degli animali, spiega in altre parole un determinato comportamento di un dato animale in uno specifico contesto.
L’etologia, quindi, ci dà informazioni importanti di carattere generale, ma non può aiutarci nell’analisi psicologica del cane che vive con l’uomo. La scienza che studia i cani socializzati è la psicologia canina la quale studia com’è fatta la mente del cane e come determinati comportamenti si possono cambiare su stimoli esterni diversi.
Per intenderci: se un cane mi è di fronte alza il labbro, scopre i denti, drizza il pelo, comprendo, grazie all’etologia, che quel cane ha una reazione aggressiva verso di me. La psicologia canina mi spiega perché quel cane ha quella reazione in quella situazione dinanzi a me. In altre parole non si limita a spiegare il significato dell’alzare il labbro, mostrare i denti e drizzare il pelo ma cerca di spiegare le cause ed i meccanismi che hanno indotto il cane a quella reazione aggressiva. Inoltre,
principio fondamentale della psicologia canina è ritenere non soltanto che ogni razza abbia peculiarità proprie ma che ogni singolo soggetto ha un carattere proprio, ogni intervento conoscitivo e rieducativo non può, quindi, prescindere dalla definizione del “profilo caratteriale” del soggetto.

Il Carattere:

Ogni cane, dinanzi alle varie situazioni della vita quotidiana, reagisce in modo differente. Il carattere regola il comportamento del cane e le sue reazioni, è costituito dall’insieme di doti psichiche naturali acquisite tramite DNA e quindi, attraverso un complesso meccanismo genetico, trasmissibile alla prole. Le doti naturali sono: temperamento, tempra, docilità, socialità, aggressività, combattività, possessività, curiosità e vigilanza.
Bisogna distinguere il carattere dal comportamento appreso che è, invece, dato dall’insieme d’esperienze vissute dal cane. Va da sé che, quando parliamo di problemi dei nostri cani dobbiamo distinguere i “disturbi caratteriali” relativi alla presenza in eccesso o difetto delle doti naturali; e “disturbi comportamentali” relativi a condizionamenti negativi acquisiti dal cane nei primi e fondamentali momenti di vita e che incidono nella relazione cane – padrone, oltre a quelli causati da un proprietario che non conosce le modalità comunicative del proprio amico a 4 zampe.

Aggressività e Combattività

Vorrei porre l’attenzione su questa che è, voglio ribadirlo, una dote naturale del cane e non un’anomalia comportamentale come una errata convinzione persevera nei mass media a fare “ignoranza cinofila”! (permettetemi l’affermazione).
Non è fine di questo lavoro dare una visione onnicomprensiva della cinofilia e ritengo che per comprendere il “senso” vero dell’aggressività non si possa prescindere dalla lettura del testo che cito al termine del lavoro, un testo complesso ma fondamentale di Lorenz.
Per essere più semplici diciamo che l’aggressività è “la reazione del cane a stimoli esterni che percepisce pericolosi per se e per cose o persone presenti nel territorio che ritiene proprio”.
Ci sono cani che non riconoscono l’uomo né come conspecifico né come conspecifico acquisito e scaricano la propria aggressività su oggetti vari (cuccia, ciotole, mobilio ecc..).
Sono queste deviazioni da analizzare con cura perché possono darci la chiave di lettura per capire alcuni comportamenti anomali dei cani. Alcuni cani non vengono socializzati nel “periodo sensibile” (60-100gg di vita)  con altri cuccioli o con adulti  e questo crea uno sviluppo incompleto della loro psiche, conseguenza è che da adulti possono manifestare forme di aggressività incontrollata verso i conspecifici. Alcuni cani non conoscono l’aggressività verso l’uomo, Konrad spiega ciò affermando che accade perché il cane non vede l’uomo come conspecifico perché può essere mancato il periodo di socializzazione con esso.
Dall’analisi del profilo caratteriale (che è eseguito da persone specializzate in psicologia canina con specifici test… diversi dagli esperti comportamentisti) emergono due profili caratteriali  aggressivi:

  1. Soggetti con aggressività espressa verso l’uomo, sono soggetti timorosi, temono i rumori, hanno una tempra (altra dote naturale del cane) molle e la loro aggressività trova radice nella paura. In tali casi il recupero muoverà dall’analisi del soggetto e della paura specifica.
  2. Soggetti  potenzialmente pericolosi per tutti adulti, bambini,cani ed altri animali, anche per i proprietari. Sono questi cani indocili che non accettano alcuna forma di autorità, sono cani pericolosi per usare un termine comune. In questi casi si può intervenire attraverso un reindirizzamento dell’aggressività con diverse tecniche miranti al recupero fisiologico della dote naturale.

L’aggressività, è correlata alle razze canine, alcune sono più predisposte in quanto è presente nella loro “memoria di razza” ed è la dote naturale meno controllabile dall’uomo in quanto legata agli istinti.
Purtroppo il nostro amico a 4 zampe può essere vittima di una forma molto grave di aggressività, quella idiopatica, questa è una vera patologia (per rendere l’idea è quella che in umana chiameremmo malattia mentale), questi cani non hanno comportamenti prevedibili, la loro aggressione è improvvisa, violenta. Occorre rivolgersi al proprio veterinario che consiglierà per il meglio, in alcuni casi con scelte dolorose.
Nel caso in cui l’aggressività fosse incanalata in modo errato ci sono tecniche di correzione specifiche, anche qui gli approcci (vedi di seguito per le differenze) differenti a seconda che vi rivolgiate a professionisti comportamentisti o esperti in i psicologia canina.
Spesso il luogo comune porta ad identificare l’aggressività con un’altra dote naturale che è la combattività cioè “la capacità di rispondere ad un impulso sgradevole con un atteggiamento di lotta verso l’avversario sia esso uomo o cane”.
La combattività è temporalmente la fase che segue l’aggressività la quale da sola non giustificherebbe una lotta prolungata nel tempo, la pulsione aggressiva infatti, serve nei primi attimi di una lotta e passato un breve lasso di tempo cede il passo alla combattività. Nei molossi anche da adulti (nei cuccioli può accadere in tutte le razze) c’è la possibilità che manifestino anche con l’uomo atteggiamenti combattivi senza che vi sia prima la pulsione aggressiva.

L’equilibrio psichico del cane inizia prima della nascita

La parola "maltrattamento" suscita in noi immagini crudeli e violente quali un padrone che picchia il cane, che lo tiene a catena ecc.
In effetti, queste sono vere e proprie forme di sopruso, che chiunque ami gli animali e li rispetti non possono accettare. Questa è sola la punta dell'iceberg, ciò che tutti riescono a vedere e valutare.
Ci sono altre forme di maltrattamento, più difficili da vedere.
Da una parte ci sono i privati, persone che non hanno interessi economici, ma che desiderano far riprodurre il proprio cane e magari regalare i cuccioli a qualche amico fidato. A volte i privati s’informano seriamente di tutte le esigenze fisiche e comportamentali dei cuccioli, dimostrando veramente un gran rispetto per questi animali. 
Talvolta questo non avviene e, senza volerlo, alcuni privati separano troppo presto o troppo tardi i cuccioli dalla madre, li lasciano troppo a lungo isolati, non forniscono ai piccoli le stimolazioni sufficienti per crescere serenamente.
I cuccioli dovrebbero essere manipolati dalle persone che li crescono fin dalla nascita e gli dovrebbe essere data la possibilità di confrontarsi con le circostanze più varie.
E' importante sapere come riconoscere un allevatore poco serio, ci sono quelli che separano i cuccioli prestissimo dalla mamma, per poter ingravidare di nuovo la femmina, altri che li lasciano isolati e senza contatti, ci sono allevatori che tengono gli animali in vere e proprie situazioni di degrado, ma che ci consegnano il cucciolo lavato e profumato senza mostrarci l'allevamento ed i genitori. 
Per questo è importante non fermarsi all'apparenza, visitate vari allevamenti e non fidatevi delle primissime impressioni! So che non è sempre facile conciliare la passione per un cane con la vita di tutti i giorni e diciamolo con il costo… ma non abbiate timore di far km per raggiungere un allevatore anche fuori regione… potrebbero essere soldi che risparmierete in veterinari ed in rabbia e dolore!
Altra piaga della nostra società sono i negozi e mercatini che espongono batuffoli di pelo per intenerirci il cuore e noi facendoci commuovere finanziamo il mercato degli scellerati che allevano senza coscienza, ed il mercato dell’est, beninteso est non è sempre sinonimo di disonestà.
E’ fondamentale acquistare il cane (parlando del cane di razza ovviamente) da un serio allevatore perché attraverso un’attenta selezione dei riproduttori si fissano le doti naturali del cane (equilibrio caratteriale) ed affinché nelle prime fasi della vita sia allevato bene con la mamma ed i suoi fratellini ed inizi la corretta socializzazione(equilibrio comportamentale). Solo un vero allevatore sa come agire in queste prime e fondamentali tappe di vita dell’esserino che poi porteremo con noi a casa. Una volta fra le nostre braccia, spetta a noi non rendere vano il lavoro di madre natura e di quel serio allevatore al quale, si spera, ci siamo rivolti.
Dal momento in cui il cane entra nella nostra casa, inizia la sua educazione nel senso che inizia la comunicazione cane-padrone.

La comunicazione cane/uomo:

Credo che tutti coloro i quali hanno cani sentano parlare di come avviene il meccanismo d’apprendimento del cane ovvero attraverso il condizionamento classico, condizionamento operante; e le tecniche di correzione comportamentale: estinzione del comportamento, desensibilizzazione sistematica, condrocondizionamento.
Vorrei un po’ puntare l’attenzione su contenuti talvolta trascurati o addirittura creduti banali, in altre parole sulla “tipologia comunicativa” che s’instaura fra cane e padrone.
Per i cani, il significato letterale delle parole è relativo, anche se questo tema è oggetto di vari studi tesi a dimostrare anche il contrario.
Più importanti sono le caratteristiche para verbali delle parole e delle frasi ovvero il timbro della voce che consente di identificare la persona che parla, l’intonazione, le pause, i ritmi ed i toni della voce, questi determinano evidenti cambiamenti nel comportamento del cane che, secondo i casi, li punisce, li gratifica, danno in altre parole, un “senso” alla comunicazione verbale dell’uomo verso il cane. Ancora più importanti dei segnali para verbali, sono quelli non verbali dati in altre parole dalle mimiche corporee che accompagnano i segnali verbali.
Se pronunciamo verso il cane una parola che ha letteralmente un senso negativo, ma la nostra mimica corporea è ad esempio d’invito al gioco, il cane sarà al massimo un po’ destabilizzato, ma gli arriverà l’invito al gioco. Se al cane dico “No”, ma lo faccio con lo stesso tono delle coccole, al cane arriverà il tono e non il senso di quel “no”.
Mi sembra evidente che in tali esempi il proprietario finisce per perdere la pazienza ritenendo che il cane non obbedisca e qui inizia il percorso verso la “patologia comunicativa”, il cane si stressa vittima della nostra comunicazione incoerente (dire “no” con tono dolce porta il cane a confusioni e stress, così come l’incostanza per la quale un giorno lo facciamo salire sul divano e domani no) ed è un percorso nel quale se il proprietario non cerca di porre rimedio, il miracolo non arriva!
Bisogna tener presente che il cane ha maggiore capacità dell’uomo di captare i cambiamenti della mimica corporea, egli stesso comunica con i con specifici e con l’uomo attraverso un’ infinita serie di posture e vocalizzi.
Comunicare con il proprio cane significa saper comprendere ed interpretare il linguaggio del corpo del proprio compagno a quattro zampe: postura, posizione delle orecchie e della coda, sguardo, vocalizzazioni.
E’ auspicabile conoscere tutte queste modalità per una corretta comunicazione ed interpretazione comportamentale dei nostri beniamini ed a tal fine esiste una vasta bibliografia ad ogni livello.

Le carezze

Sono un valido mezzo di comunicazione con il cane, sempre che il soggetto le gradisce è, infatti, un falso storico pensare che tutti i cani amino riceverle. Distinguiamo le carezze semplici il cui fine è comunicare affetto e vanno date sul ventre, sullo sterno ed accompagnate da un tono di voce calma e bassa; le carezze finalizzate rappresentano una gratificazione interpretate dal cane come premio quindi vanno, quando il cane esegue un comando, effettuate con tono di voce alta lungo i fianchi laterali del corpo del cane alternando carezze lunghe a piccoli colpetti sempre ai fianchi. Le carezze non vanno fatte contropelo perchè il cane n’è infastidito. Ora, riflettiamo su quante volte facciamo al cane le carezze finalizzate: le eseguiamo sempre per dire “bravo” o spesso solo come coccola o spesso per gratificare la nostra voglia di spupazzarci il piccolo? Se le utilizziamo come coccola e magari il cane ha fatto qualcosa di sbagliato lo stiamo lodando! Ogni comportamento nostro per il cane ha un significato e se non lo conosciamo rischiamo di ottenere dai nostri cani l’opposto di ciò che vorremmo oltre a creare in loro confusione e stress.

Lo stress nel cane:

Lo stress nel cane può essere causato da uno sforzo fisico prolungato o da una pressione mentale, fattori questi, che incidono sulla capacità d’apprendimento del cane e possono addirittura annullarla. Un cane in stress non apprende , è scarsamente recettivo proprio perché lo stress inibisce le sue facoltà recettive.Il processo fisiologico che induce lo stress è abbastanza complesso, ma a noi interessa come possiamo aiutare i nostri amici ad abbassare il livello di stress e spostando l’attenzione dall’oggetto dello stress:

  1. Stimolazione mentale: avviene attraverso il gioco ad esempio può attivare mentalmente il cane tirando la pallina e lasciare che la rincorra; Il gioco è un fondamentale strumento educativo e di comunicazione fra cane e padrone;
  2. Risoluzione dei problemi: sempre con il gioco, nascondiamo un oggetto, magari una leccornia, e lasciamo la cerchi, nascondiamoci noi e facciamoci trovare. In tal modo il cane concentrerà la propria attenzione su un elemento deviandola dall’oggetto che causa stress;
  3. Carezze semplici: accarezziamo il cane nelle zone specificatamente recettive (ventre, sterno) usiamo un tono di voce basso e sguardo rassicurante;
  4. Fioriterapia con l’aiuto di un veterinario omeopatico;
  5. Farmacoterapia: solo nei casi gravissimi e solo su prescrizione del veterinario.

Bisogna ricordare che lo stress è legato ad una delle doti naturali del cane (tempra ovvero la capacità di tollerare lo stress) quindi dipende da vari fattori genetici e legati alla razza.

Curiosità…..Bulldog Inglese e teoria Neotenica:

Questa teoria etologica spiega (in comparazione con lo sviluppo del lupo) il permanere, nel cane adulto, di caratteristiche morfologiche e psichiche del cucciolo riconoscendo vari stadi di sviluppo.
Senza annoiare nessuno definendo tutte le fasi, mi sembra interessante affermare che il nostro beniamino è da considerare al primo stadio dello sviluppo neotenico: corrispondente al lupo nel primo e secondo mese di vita, questi cani hanno comportamenti e struttura fisica molto infantili. Non sono cani gerarchici perché tale ordine si forma intorno ai tre mesi, per questi cani non esiste il concetto di “padrone – capobranco”, ma esiste il concetto di “padrone – mamma” a lei danno amore, rispetto ed obbedienza, sempre che sia degna di tale ruolo.
Per ottenere “obbedienza” e rispetto da un cane è fondamentale conoscere il suo linguaggio ed iniziare l’educazione nel momento giusto. Parlando d’educazione, non mi riferisco all’addestramento professionale che è cosa assai differente, quanto alla creazione di un corretto rapporto cane-padrone. Se consideriamo la teoria neotenica, per il bulldog, ha poco senso parlare di “capobranco”, infatti, ha più senso parlare di “figura materna” il che non è sinonimo di rapporto esclusivamente basato sulle coccole.
Ritenere che la figura materna è esclusiva fonte d’affetto, è un falso storico in quanto in natura la mamma è tutt’altro che sdolcinata, al contrario, quando i cuccioli iniziano ad apprendere le regole del mondo canino ovvero quelle del comportamento sociale ( le apprende dalla mamma ecco perché è sbagliatissimo un precoce distacco) la mamma diventa severa, rigida con i cuccioli.
La mamma educa, procura cibo e può consentire ai piccoli di nutrirsi prima di lei,( al contrario del maschio alfa che mangia sempre per primo)  ma è decisa e ferma nella guida dei suoi piccoli.
Il capobranco procura cibo, si nutre prima degli altri e solo se lo concede gli altri possono sfamarsi.
Il nostro bulldog deve trovare nel proprietario una figura materna, questo significa che la sua educazione dovrà essere sì rigida e ferma ma alternata con le coccole.
Il nostro beniamino ha un vitale bisogno di contatto fisico con il proprietario, lo segue tenta di stargli accanto se guarda la televisione  fa di tutto per accoccolarsi accanto a lui sul divano e se non gli è concesso si piazza sui piedi.
Conoscendo gli elementi caratteriali della razza bulldog e del proprio soggetto, ogni proprietario dovrebbe tentare di non esasperare queste peculiarità per evitare che il cane abbia atteggiamenti d’iperattaccamento che, possono lusingare il proprietario, non fanno bene all’equilibrio del cane.

Concludendo…

Da quanto detto sin’ora si evidenzia come un cane equilibrato, sia la risultante di meriti (o demeriti secondo i casi) di madre natura e dell’allevatore (doti naturali e socializzazione nelle prime fasi di vita) e dei proprietari (per l’educazione che ha inizio dal primo istante in cui interagiamo col cane).
Come ho già detto le modalità d’apprendimento sono varie e basterà aprire un qualunque testo cinofilo per leggerle, lo stesso dicasi per le tecniche di correzione comportamentale, è importante sapere che non esiste “LA” tecnica delle tecniche nel senso che ogni cane ha un suo carattere ed anche dinanzi allo stesso problema non si dovrebbe attuare la stessa tecnica correttiva.
Faccio un esempio che è sempre più esplicativo, tutti sanno che ignorare il cane che attua un comportamento errato serve a farlo disabituare a quel comportamento, ma se questo è l’aggressione ripetuta contro qualcuno che, ad esempio, si avvicina al gioco? Certamente non possiamo stare lì ad ignorare il cane, insomma, ad ogni cane la sua tecnica da quelle più soft a quelle più incisive.

Esistono, come detto all’inizio, varie teorie figlie dell’etologia:

APPROCCIO COMPORTAMENTALE (utilizzato maggiormente dai veterinari)
Questo approccio considera fondamentali le informazioni fornite dal proprietario e prevede la correzione dei problemi comportamentali.

APPROCCIO PSICOLOGICO (utilizzato dagli istruttori specializzati e consulenti di psicologia canina)
Considera importanti sia le informazioni fornite dal proprietario che l’osservazione diretta del cane e la determinazione del “profilo caratteriale” del cane e creazione del programma di correzione comportamentale sulla base di doti caratteriali emerse durante i test proposti dall’esperto.

Questa differenziazione è a fini espositivi e per chiarire meglio i concetti, ovviamente un serio professionista saprà orientare le tecniche correttive sulla base del caso concreto.

Dalle due correnti teoriche principali poi scaturiscono vari modi d’approcciarsi col cane sulla base del proprio “credo”, se girerete per campi d’addestramento ve ne renderete conto.
Ciò che personalmente ritengo fondamentale, sembra scontato ma non tutti gli addestratori poi in realtà lavorano per questo fine, è che il cane ci obbedisca perché ci rispetta e non perché ci teme. Un cane che ci teme esegue un comando per evitare la punizione e non sarà mai un cane affidabile, è una mia opinione, un personale modo di vedere il rapporto uomo-cane.
Affinché ciò accada occorre che si sia consapevoli del cane che abbiamo e lo rispettiamo per ciò che è, in altre parole, se si desidera un cane che all’istante esegua il “piede” “seduto” ecc… bene non dobbiamo acquistare un bulldog inglese, ma nemmeno se vogliamo un cane da colmare solo di baci perché esaspereremmo la sua già evidentissima tendenza all’attaccamento e non ne faremmo un cane sereno.
Un buon proprietario fa il bene del proprio cane, non il proprio!

Testo Consigliato : “L’aggressività” di Konrad Lorenz Ed. Est

Nota dell’autore:

Il presente lavoro non vuole sostituirsi all’operato che gli educatori cinofili svolgono sul campo.
Il cane va “vissuto” e “lavorato” per poterne comprendere carattere, anomalie caratteriali e comportamentali.
Tale lavoro vuole solo dare spunti di riflessione su atteggiamenti dei nostri beniamini nella nostra quotidianità con loro e certo non può essere un lavoro esaustivo per vincoli temporali e tecnici.

Un ringraziamento speciale a Caterina…Zia Ruga, senza la quale questa sezione non sarebbe potuta esser sviluppata!!!!

Grazie Zietta!!!!!